Cinguettii

Cinguettii
l'altra faccia della modernità

Auguri Anno della Scimmia

Auguri Anno della Scimmia
Auguri Anno della Scimmia

Del vedere il mondo

"C'è un'enorme differenza tra il vedere una cosa senza la matita in mano ed il vederla disegnandola"
Paul Valery



Qui troverete tanta Cina, disegno, letteratura di viaggio..se volete suggerirmi spunti, link, luoghi siete i benvenuti..


venerdì 4 febbraio 2011

LA STORIA DELLA SIGNORA JIA (ultima puntata)

(La terza puntata è stata pubblicata il 25 gennaio 2011)

..Ugo spesso si recava a caccia, una delle attività preferite nella comunità, scortato da due marinai della Legazione. Nella Pechino anni ’30 religiosi e diplomatici rappresentavano l’altra parte della comunità come il Delegato Apostolico Costantini ed il Conte Mareri, prima interprete della Legazione ed in seguito Reggente fino al 1936 e che ha lasciato una interessante biografia di quegli anni.

Colui che tuttavia non si può dimenticare è lo sfortunato capitano Riva, sposato all’americana Katherine Lum, ex pilota decorato della 1°GM, loro vicino ed amico che viveva non lontano da loro nel vicolo della Dolce Pioggia. I loro figli avevano giocato assieme. Riva nel 1951 fu il tragico protagonista di un grande processo di spionaggio che si concluse con l’arresto, la sua fucilazione il 17 agosto e l’incarcerazione di altre 7 persone. L’accusa era gravissima: complicità nel complotto pianificato con gli statunitensi per uccidere Mao. Una storia con molti lati oscuri rimasta nell’oblio per cinquant’anni.

Antonio Riva era nato a Shanghai dove suo padre si era recato ancora a fine ‘800 per commerciare in seta. Rientrata la famiglia in Italia, Antonio partì come volontario nella 1° GM dove si distinse come pilota ottenendo la medaglia d’argento al valore e la commenda dell’ordine dei Savoia. Tornò in Cina nel 1919 per preparare la logistica che accompagnò lo storico raid aereo Roma Tokyo di De Pinedo e lì visse fino al tragico epilogo della sua fucilazione. In coda a questo processo avvenne anche l’arresto di Ugo, prelevato nella sua clinica al termine di una operazione chirurgica, con l’accusa di spionaggio ed attività batteriologica ai danni dei Cinesi. La sua incarcerazione coincise con gli arresti dei medici della Peiping Union Medical College che altro non era che la Rockfeller Foundation, per la quale Ugo aveva iniziato a lavorare. Rimase prigioniero per tre anni nel carcere allora chiamato Tollanz uscendone solo quando la tensione provocata dall’intervento nella Guerra di Corea cessò nel 1954. Ugo rientrato in Italia la lasciò quasi subito per recarsi prima in Pakistan e successivamente in altre parti del mondo, concludendo la propria vita in Argentina dopo essersi risposato con la sorella della Signora Jia…sorte davvero beffarda. La Signora Jia racconta con amarezza questo episodio.

Stranamente nelle ricerche che ho personalmente svolto all’Archivio della Farnesina non c’è traccia della storia di Ugo mentre esiste materiale sugli altri personaggi. E’ pure vero tuttavia che nel 1951, quando Ministro degli Esteri era il Conte Sforza, l’Italia non aveva ancora riconosciuto la Cina e che il grande archivio dell’Ambasciata italiana era andato distrutto in un incendio nel 1949.


La memoria vivida dei ricordi della Signora Jia si sofferma anche sugli amici cinesi verso i quali mostra uguale tenerezza. La casa della principessa Suo era molto vicina alla Legazione Italiana, ora Istituto per l’Amicizia dei Popoli, dove loro vivevano. La Principessa che era imparentata ai clan mancesi della ex famiglia imperiale, a quel tempo era amica della loro famiglia. Il marito della Principessa era stato capo cerimoniere a corte e da lui ne avevano appreso il cerimoniale. I suoi figli si recavano spesso alla villa della Principessa Suo, dove abitava in pianta stabile anche una sua nipote. La bambina, che aveva circa la stessa età del maggiore dei figli della Signora Jia, chiese una volta che le scegliessero un nome occidentale e loro la ribattezzarono Susi. Dopo che fu rientrata in Italia ad Ugo che era rimasto a Pechino, capitò di incontrare ancora la Principessa Suo, vestita con una stazzonata casacca grigio blu: disse che appariva un’altra donna. La Signora Jia invece la descrive vera principessa soprattutto per il portamento, esile, con i capelli neri sempre in ordine raccolti in uno chignon; indosso eleganti pantofole ricamate ed un giacchino nero dal collo alto sotto un lungo cappotto di velluto nero.

Quando la Signora Jia racconta questi particolari sembra che ne abbia le immagini ancora negli occhi. Mi narra di quando all’indomani dell’Armistizio del 1943 la Principessa aiutò la sua famiglia. Il 9 settembre infatti la Legazione fu circondata da truppe giapponesi armate: gli Italiani si erano trasformati in nemici e traditori. La Stazione Radio di Pechino che fu attaccata dal 1000 soldati resistette solo 24 ore. Per timore che i Giapponesi li spogliassero dei loro beni più preziosi li portarono in auto alla Principessa che li custodì protetti in grandi bauli nella propria casa. Gli furono resi tutti con la fine della guerra. Quando lasciarono la Cina la Principessa li aiutò ancora una volta, mandando loro la macchina per aiutarli a fare la spola e trasportare i bauli da caricare sul treno che li avrebbe portati a Tianjin, al porto.

Per parte mia ho cercato avidamente di capire chi potesse essere questa Principessa. Il lignaggio mancese è molto complesso ed ancora poco conosciuto almeno da noi. L’unico elemento utile che ho scovato è l’esistenza di un clan Socoro, in cinese appunto Suo.

Un giorno spero chissà di incontrare Susi.

..Fine

(riproduzione riservata)

Nessun commento:

Posta un commento

Shanghai e l'expò

Shanghai e l'expò
Il lato est del Bund ..che notte magica